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Alta Via dei Parchi – Tappe No. 4÷8 (dal 25 al 29 Giugno 2024) di Piero Zenka

Il Cammino Estivo di quest’anno si sviluppa lungo il percorso dell’Alta Via dei Parchi (https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/fruizione/altavia/), che va da Berceto (PR) all’Eremo Madonna del Faggio (PU) lungo l’Appennino Tosco-Emiliano-Romagnolo, in parte sovrapponendosi al percorso denominato Grande Escursione Appenninica (GEA, sentiero CAI No. 00). Il percorso complessivo dell’Alta Via comprende 27 tappe, di cui quest’anno se ne faranno 5, dalla #4 alla #8, per una distanza totale di circa 75 Km suddivisa come segue:

  1. Martedì 25-Giugno: Passo del Cerreto (Cerreto Alpi) – Passo Pradarena (Rifugio Rio Re)
  2. Mercoledì 26-Giugno: Rifugio Rio Re – Lama Lite (Rifugio Cesare Battisti)
  3. Giovedì 27-Giugno: Rifugio Cesare Battisti – San Pellegrino in Alpe
  4. Venerdì 28-Giugno: San Pellegrino in Alpe – Lago Santo Modenese
  5. Sabato 29-Giugno: Lago Santo Modenese – Abetone
Alta Via dei Parchi: il percorso complessivo (27 tappe) e le 5 tappe 2024 (cerchiate)

L’avventura comincia 1 giorno prima dell’inizio del cammino vero e proprio, per consentire l’avvicinamento più opportuno al punto di partenza. Infatti, poiché il piano prevede in mattinata di trovarsi in zona Passo del Cerreto (PR), Lunedì 24 Giugno ci dirigiamo verso Reggio Emilia, dove Paolo ci ospiterà per la notte, in modo da poter prendere un autobus la mattina presto di Martedì 25 che ci porti al punto di partenza del cammino, ovvero al paesino di Cerreto Alpi.

Quindi Lunedì pomeriggio ci ritroviamo in 6 (Donatella, Irene, Sandra, Stefania, Pierluigi, Piero) alla stazione di Firenze e partiamo insieme per Reggio Emilia AV (Mediopadana), dove poi prendiamo un autobus cittadino per arrivare a casa di Paolo. Sarà un caso ma, senza farlo apposta, all’altezza della stazione centrale di Reggio, nello stesso autobus sale la 7acamminatrice (Carla), proveniente anche lei in treno da Padova. Nel frattempo piove a dirotto, ma, fra tettoie e autobus, ci salviamo perché la fermata è molto vicina a casa. Dopo la gustosa cena che ci hanno gentilmente preparato Paolo e Patrizia, c’è chi, in previsione dell’alzataccia del giorno successivo, va subito a dormire e chi segue fino all’ultimo la partita di calcio Italia-Croazia per il Campionato Europeo, con rumorosa esultanza finale in occasione del pareggio italiano e conseguente passaggio agli ottavi.

Alla fine il gruppetto degli 8 camminatori, ovvero Carla, Donatella, Irene, Sandra, Stefania, Paolo, Pierluigi e Piero, si è formato, ma si sente subito una importante assenza, cioè quella di Bea, la cagnetta di Donatella, che ci ha accompagnato lungo tutta la Via del Tratturo nel 2023 e che, questa volta, piuttosto che sgroppare per i monti, ha preferito rilassarsi in agriturismo con l’amica Tina. 

Alla stazione di Firenze e poi cena a casa di Paolo (Lunedì 24-Giu-2024)

1a Tappa: Passo del Cerreto (Cerreto Alpi) – Passo Pradarena (Rifugio Rio Re) [Mar 25-Giu]

La mattina ci svegliamo presto e, giusto il tempo per un caffè, ci dirigiamo alla fermata dell’autobus sotto un poco promettente scroscio d’acqua che ci bagna inesorabilmente i piedi e che ci costringerà a sopportare quella scomoda sensazione per l’intera giornata, visto che il meteo non ci penserà minimamente a virare verso il soleggiato (ma questo lo sapevamo e pertanto ci armiamo di una buona dose di pazienza che ci servirà fino alla doccia serale).

Dopo un cambio di bus arriviamo a Cerreto Alpi, dove ad uno sparuto emporio locale recuperiamo la colazione e ci attrezziamo per il pranzo con panini gommosi e oleo-schiacciatine che, pensando al solito scoraggiante meteo, non promettono neanche qualche intervallo almeno gastronomicamente confortante. E finalmente si comincia il cammino, in salita fiancheggiando un bel castagneto e poi i rivoli di un torrente che più a valle diventa il fiume Secchia.

All’inizio non piove, ma la pioggia è prevista intorno alle 14:00, per cui ci organizziamo in anticipo per il pranzo quando ancora abbiamo le mani libere dagli ombrelli e, pur dovendo rimanere scomodamente in piedi a causa del terreno dovunque bagnato, riusciamo ad avere una pausa ristoratrice abbastanza decente.

Appena ripartiamo, come annunciato, arriva una pioggia battente che non ci abbandona fino all’arrivo di tappa e che non fa altro che contribuire a mantenere ben bagnate le nostre scarpe. Il che non ha poi solo svantaggi, perché possiamo affrontare a cuor leggero un paio di guadi intorno ad Ospitaletto in cui non c’è possibilità di tenere i piedi all’asciutto, e quindi li infiliamo, tutto incluso, serenamente a mollo perché in fondo non c’è nulla salvare.

Comunque, per fortuna siamo ormai in dirittura di arrivo ed il Rifugio Rio Re si annuncia in lontananza con un rumore di generatore elettrico e, man mano che ci si avvicina, anche con odore di gasolio bruciato, che effettivamente non ci dispiace perché evoca la fine delle fatiche (e dell’ammollo) di giornata. E non ci preoccupa neanche essere concentrati tutti e 8 in una unica stanzetta da 8 posti su letti a castello, perché finalmente siamo all’asciutto e ci possiamo godere una bella doccia ristoratrice e la consueta birretta con patatine conclusiva, nonché l’ottima cena preparata dalla titolare Barbara (a base di zuppa di legumi, coniglio in umido, patate fritte, verdure, dolcetti e amari).

Attenzione, però: in realtà abbiamo ancora un problema per niente trascurabile: c’è da far asciugare scarpe e vestiario per il giorno successivo, ma a questo pone rimedio Carla, che si inventa un ingegnoso stendino, composto da sedie e bastoncini da trekking, posto di fronte alla potente stufa del rifugio: alla mattina tutto sarà perfettamente asciutto e questo ci dà una bella carica per ripartire. 

In partenza da Reggio Emilia, con dotazioni adeguate al meteo di giornata (Martedì 25-Giu-2024)

Guadando in zona Ospitaletto (Martedì 25-Giu-2024)

2a Tappa: Rifugio Rio Re – Lama Lite (Rifugio Cesare Battisti) [Mer 26-Giu]

Si riparte presto la mattina per cercare di fare la maggior parte del percorso di giornata prima dell’arrivo della pioggia, prevista anche oggi intorno alle 14:00, fortunatamente in forma leggera e di durata limitata.

Si comincia subito con una bella ascesa di 350 m di dislivello, continuo ed impegnativo, ma piacevole, lungo un sentiero ben tracciato e comodo che si dipana dentro uno spettacolare bosco di alberi ad alto fusto, e ci ritroviamo, senza averlo programmato, a formare un trenino silenzioso, di fatto uno spontaneo kin-hin, di esseri completamente immersi e concentrati nell’azione di risalire questo spettacolare scenario. A differenza degli anni precedenti, in cui ci eravamo volutamente dati come obiettivo, almeno una volta al giorno, di percorrere in kin-hin (in fila indiana ed in silenzio) tratti di cammino di 20-30 min, quest’anno stranamente non ne è emersa la necessità, perché in fondo è successo da sé diverse volte, e, come di solito avviene, in salita, dove l’intero essere è portato a lasciar andare le distrazioni per fronteggiare il compito che lo impegna in quel momento, entrando in una sorta di “trance agonistica” fino al termine dell’ascesa.

Alcune sensazioni che si possono provare in quei momenti le esprime bene Carla nel suo commento all’ascesa del bosco sopra il Rifugio Rio Re:

“L’ultima volta che avevo pensato a così tanta gente, ormai andata o ancora qui, lieve o triste, era stato in una cattedrale dove ho acceso un cero senza credo. Dopo il rifugio Rio Re, un’altra cattedrale in salita, alti faggi ed abeti imponenti, come nel racconto del Bosco Vecchio di Buzzati, si sono silenziati al nostro passaggio, a raccontare di loro la maestosa presenza. Memore del Maestro, il piede sale più leggero sull’impronta che precede. Grazie!” (Carla Seighen)

All’uscita della “Cattedrale” proseguiamo l’ascesa all’aperto per altri 150 m di dislivello necessari al sentiero per salire in cresta dei rilievi Appenninici che stiamo percorrendo, con dirupo in entrambi i lati, che ci permette di godere di un panorama spettacolare. 

Partenza da Rifugio Rio Re e salita in cresta (Mercoledì 26-Giu-2024)

In una sequenza di salite e discese sempre in cresta scavalliamo il Monte Sillano (1874m), il Monte di Soraggio (1850m) ed altri rilievi lungo il sentiero, dopodiché scendiamo verso il Rifugio Bargetana, dove avevamo programmato di arrivare prima dell’arrivo della pioggia, in modo da proteggerci all’interno per la durata della precipitazione. La pioggia arriva puntuale intorno alle 14:00, per cui ne approfittiamo per pranzare al coperto, usufruendo dei generi di conforto (birre, tisane, dolci, ecc.) disponibili al rifugio. 

Su e giù lungo la cresta (Mercoledì 26-Giu-2024)

Appena la pioggia diventa leggera, ripartiamo per il Rifugio Cesare Battisti: potremmo raggiungerlo in circa 30 min mediante un comodo sentiero in quota che collega i 2 rifugi, ma siccome abbiamo deciso, per motivi di tempo e per non sfidare il meteo, di non azzardare l’approccio al Monte Cusna, allora preferiamo esplorare un altro percorso un po’ più lungo ed impegnativo che prima scende lungo il sentiero Glenda, attraverso un bel bosco con tanti rigagnoli d’acqua, docili all’attraversamento, e poi risale verso il Battisti.

Si narra poi che durante la risalita qualcuno, forse per motivarsi nella produzione dell’ultimo sforzo camminatorio di giornata, avverta odore di gasolio bruciato da un generatore, segno che il rifugio non possa essere lontano, ma scopriamo poi che quello non ha mai avuto la benché minima idea di annunciarsi in quel modo perché semplicemente non ne risulta capace, visto che la dotazione energetica è garantita da un ampio tappezzamento di pannelli solari che ne silenziano le esternazioni sia odorose che acustiche.

Allucinazioni o sogni che siano, si arriva comunque al Battisti e veniamo assegnati a camerette spartane con letti a castello a 3 livelli, in cui, per il livello più alto, è raccomandabile il brevetto di arrampicata, ma il poco spazio per stendere gli indumenti umidi è anche qui compensato dagli ampi tralicci posizionati sopra la grande stufa che troneggia nella sala comune del rifugio dove ceneremo.

Non mancano infine animate discussioni con la giovane coppia di gestori del rifugio sulle regole di esecuzione della doccia e sulle pratiche di produzione di liquori d’erbe, che scorrono a fiumi al termine della cena (a base di erbazzone, zuppa di cereali e legumi, stinco di maiale con polenta, dolci, grappe, dove peraltro lo stinco non si oppone al parziale riciclo per il pranzo del giorno successivo). 

Arrivo e cena al Rifugio Cesare Battisti (Mercoledì 26-Giu-2024)

3a Tappa: Rifugio Cesare Battisti – San Pellegrino in Alpe (Gio 27-Giu)

Il cammino del 3° giorno comincia sotto l’auspicio di una serena e limpida giornata di sole, archiviando finalmente il meteo scontroso dei giorni precedenti, e questo ci permette di godere pienamente prima del Lago Bargetana, a poca distanza dal rifugio di partenza, e poi della ripida risalita in cresta alla volta del Monte Prado (2054m, di fatto la cima Coppi del nostro percorso) e del Monte Vecchio (1968m). Non ci facciamo mancare una piacevole pausa su una terrazza panoramica a ridosso di pietroni che ci riparano dal vento battente in cresta, e poi ancora su verso il Monte Cella (1942), dove più o meno tutti i camminatori non hanno resistito a tentare l’estrazione della spada nella roccia per cercare, manco a dirlo senza successo, di migliorare il proprio status sociale. Stanchi delle deludenti performance muscolari appena patite (vince sempre la roccia), scendiamo fino al Passo delle Forbici, dove, in corrispondenza dell’omonima cappella, sostiamo per pranzare e recuperare le forze grazie all’ormai istituzionale ed agognato riposino, finalmente baciato dal sole.

Partenza da Rifugio Cesare Battisti e arrivo al Lago Bargetana (Giovedì 27-Giu-2024)

Salita al Monte Prado (Giovedì 27-Giu-2024)

Pausa panoramica e prestazioni velleitarie al Monte Cella (Giovedì 27-Giu-2024)

Pausa pranzo (e riposino) al Passo delle Forbici (Giovedì 27-Giu-2024)

Alla ripartenza siamo ancora inconsapevoli che il bello di giornata sta appena per arrivare: vorremmo risalire in cresta raggiungendo la cima del Monte Giovarello (1760m), ma il sentiero ben tracciato non si trova e quindi ci avventuriamo prima attraverso un bosco un po’ intricato e poi su un versante erboso del monte, che ci impegna molto sia per la pendenza che per la difficoltà di assicurare gli appoggi nella vegetazione abbondante e un po’ scivolosa. Di fatto, sebbene riconosciamo alcuni paletti che sembrano delineare un potenziale sentiero, non riusciamo a ritrovarne la tracciatura che ci agevolerebbe il compito e siamo quindi costretti a salire a vista, con un po’ di fatica e tanta attenzione a non scivolare e perdere l’equilibrio. E nel lento procedere verso la vetta, sospettiamo che il sentiero o non ci sia o non sia più manutenuto, in favore di altri percorsi più clementi nel raggiungere la cima.

Comunque sia, alla fine, chi prima, chi dopo, riusciamo tutti ad arrivare in vetta e viene spontaneo scoprirsi soddisfatti per aver superato la prova appena affrontata, a tal punto che il gruppo dei camminatori, finora anonimo e senza senso di identità, si ritrova orgogliosamente a fregiarsi del titolo de “I Giovarelli”, anche se il vago e fortuito richiamo alla gioventù vale più per lo spirito che per l’anagrafe effettiva degli interessati.

Dopo una breve ma meritata pausa in vetta, riprendiamo la cresta per scendere al Passo delle Radici, dove troviamo una bella fontana di acqua fresca in prossimità dell’asfalto della strada provinciale che conduce all’ormai vicino paese di San Pellegrino in Alpe, e proseguiamo dividendoci in 2 gruppi a seconda della preferenza per l’opzione ortodossa del sentiero che viaggia parallelo alla strada o per quella più comoda di continuare sulla strada provinciale fino al paese. Per chi prosegue lungo l’asfalto, dopo un po’ c’è anche l’opportunità di riconoscere l’uscita del sentiero che era stato percorso nel 2022 in occasione del cammino lungo la Via Vandelli per riconnettersi al breve tratto di asfalto che stiamo percorrendo per raggiungere il paese, dove anche in quell’occasione avevamo pernottato guarda caso, in quanto unica possibilità, presso l’albergo “L’Appennino”, da Pacetto.

Al Monte Giovarello (Giovedì 27-Giu-2024)

I 2 gruppi si riuniscono poi al bar dell’albergo, dove ci godiamo la meritatissima birra con patatine ed inevitabile brindisi all’impresa dei “Giovarelli”, e successiva cena (a base di tagliatelle ai funghi, ravioli al ragù, arrosto di maiale, patate al forno, verdure lesse, dolci e liquore Mirtillino).
Non può mancare poi, prima di ritirarsi, una suggestiva passeggiata crepuscolare sulla terrazza panoramica del paese, da dove si possono tra l’altro riconoscere le vette delle Alpi Apuane.

Crepuscolo a San Pellegrino in Alpe (Giovedì 27-Giu-2024)

Cena da “Pacetto” (Giovedì 27-Giu-2024)

4a Tappa: San Pellegrino in Alpe – Lago Santo Modenese (Ven 28-Giu)

Anche la 4a tappa si annuncia con bel tempo fin dalla prima mattina e quindi, ormai collaudati dalle imprese dei giorni precedenti, risaliamo in cresta per scavallare prima il Monte Spicchio (1602m), poi il Monte Robecchio (1702m) ed infine per fermarci in una splendida terrazza panoramica a ridosso di schienale roccioso, dove approfittiamo per pranzare ed espletare le consuete incombenze postprandiali.

Subito dopo pranzo ci attende la Cima Monte Omo (1860m), che raggiungiamo percorrendo una ripida salita che sembra non finire mai, ma che vale la pena fare per la spettacolare vista a 360° che si gode in vetta, anche grazie all’ottima visibilità che ci accompagna per tutta la giornata.

Partenza da San Pellegrino in Alpe con la benedizione di “Pacetto”(Venerdì 28-Giu-2024)

Pranzo e passatempi accessori in terrazza panoramica (Venerdì 28-Giu-2024)

Cima Monte Omo e via, verso il Lago Santo Modenese (Venerdì 28-Giu-2024)

Continuiamo poi rimanendo in cresta fino alle pendici del Monte Giovo, che però, soddisfatti per le imprese già affrontate durante la giornata, non risaliamo, ma aggiriamo soltanto per giungere al Lago Santo Modenese, situato sul versante opposto del monte, dove improvvisamente ci ritroviamo al Rifugio Giovo, tappa del pernotto. A voler essere educati, dovremmo attendere i nuovi arrivi che sono in procinto di unirsi al gruppo per festeggiare insieme, ma l’urgenza della ricompensa per lo sforzo di giornata ci “costringe” ad aprire le danze della birretta non appena arriviamo al rifugio, anche perché non vediamo l’ora di assaggiare i cubetti di polenta fritta che ci vengono offerti come stuzzichini al posto delle consuete patatine, che sono terminate (e meno male). Al secondo giro di birre e cubetti finalmente si uniscono a noi anche Sara ed i 2 Massimi (P. & S.), che hanno lasciato le macchine in Val di Luce per arrivare al Lago Santo Modenese in taxi, e che pernotteranno anch’essi al rifugio per poi rinforzare il gruppo dei camminatori per la tappa finale del giorno successivo.

Per il gruppo degli 11 camminatori al completo, la serata si conclude in bellezza con cena al rifugio (a base di tagliatelle ai funghi/ragù o zuppa di legumi, arista o salsicce alla brace, polenta fritta, patate fritte, dolci).

5a Tappa: Lago Santo Modenese – Abetone (Sab 29-Giu)

La mattina dell’ultima tappa partiamo abbastanza presto per arrivare all’Abetone entro le 15:00, in modo da poter prendere non troppo tardi gli autobus per il rientro a casa, e raggiungiamo prima il Lago Turchino, per una breve sosta che ci permette anche di rifornirci di acqua ben fresca da una fonte che solo gli esperti frequentatori del luogo sanno rintracciare, per poi proseguire verso la sella della Foce a Giovo e puntare al Passo di Annibale, che ci fa entrare nel comprensorio sciistico di Val di Luce-Abetone, ed arrivare infine al Lago Piatto, dove il gruppone si divide in due: 6 camminatori (Carla, Donatella, Irene, Sandra, Stefania, Paolo) vanno a completare il percorso standard della tappa #8 dell’Alta Via dei Parchi, dirigendosi verso il paese dell’Abetone, mentre gli altri 5 (Sara, Massimo P., Massimo S., Pierluigi, Piero) scendono in Val di Luce per recuperare le macchine lasciate il giorno prima.

Entrambi i gruppetti festeggiano in momenti diversi il completamento del giro al bar dell’Abetone con birra, torte, caffè, gelato, ecc., ed è l’ultimo atto di un’esperienza bella ed avventurosa, a tratti addirittura spettacolare, che speriamo di ripetere, in altri scenari, l’anno prossimo.

Partenza da Rifugio Giovo (Sabato 29-Giu-2024)

Lago Turchino e Passo di Annibale (Sabato 29-Giu-2024)

Lago Piatto e gruppetto alla volta dell’Abetone (Sabato 29-Giu-2024)

La sintesi di questa esperienza la fa Sandra con i suoi tratteggi dei vari personaggi:

“C’è chi soppesa parole e annota pensieri, si ricorda un film russo, traccia vie e tira un filo. Uno ringrazia e si lascia tirare, perde ombrelli, ci riprende, racconta un matrimonio e di tempi che noi non sappiamo ma corre ancora dietro alle ragazze. Un altro ha il suo sacchetto e stipa mandorle nello zaino, fa da esca alle zanzare, se cammini vicino a lui è una locomotiva che sbuffa e va. Una conta 100 passi e poi lascia il comando, fuma, fa yoga, discute con gli assenti, piange un po’ e poi fa pace. Un’altra porta la sorella, cercando di non litigarci, non disdegna uno spuntino, si veste, si sveste e asciuga mutande. L’altra ancora cammina avanti coi pantaloncini, si prende la colpa, distribuisce buone parole a chi c’è e a chi dei suoi è lontano. Quella del nord fa massaggi americani, stende davanti alle stufe, gioca a fare la botanica e impara un dialetto. Io non soppeso nulla, piango di nascosto e non voglio tornare. Mi arrabbio per nulla, sono contenta per tutto. Come questi tanti fiori e alberi che incontriamo siamo così diversi e così insieme … Giovarelli per sempre.” (Sandra)

A proposito di fiori e alberi (autostoppisti)

Infine non ci dimentichiamo certo di Bea, che, una volta recuperata da Dona, pare che non le abbia tenuto il muso per la sua latitanza di una settimana, perché in fondo in agriturismo è stata una pacchia, ma siccome le è mancato un po’ di movimento, al prossimo cammino non vorrà certamente mancare. Cosa che invece non interessa minimamente a Pitagora, ma che, comunque, lascerà magnanimamente fare, se vorrà, alla sua umana (Stefania).

Bea e Pitagora finalmente ritrovano le loro umane

E anche la 10a edizione del Cammino Estivo si è conclusa, ma altre ce ne saranno, per cui appuntamento alla prossima  Stay Tuned @ https://www.unfioresiapre.it/ !!!

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