Ieri pomeriggio a radio3 c’era un giornalista di cui non ho alcuna stima. Ha scritto un libro nel quale critica alcuni artisti del passato perché hanno talvolta preso delle posizioni politiche, di sinistra ovviamente, secondo lui sbagliate. L’altro giorno siamo andati al cinema e Carlo Verdone, nelle vesti di un prete tornato dall’Africa, al suo superiore al quale va a riferire della missione, confessa che dove sta lui, più che i preti ci vorrebbe la protezione civile. La poesia del koan trattato all’ultima sesshin, recita: “Il vincitore e il vinto stanno a contatto di gomito. Basta saper stare nel luogo che la parola rifiuta ” (Zenshin roku – Caso 81 “La bambina, il compleanno e il gioco dell’oca”). Certamente, sia il prete del film che il giornalista non hanno letto Rinzai, il quale ha spesso affermato con forza di non andare dal maestro di spada con un libro di poesie e dal poeta con una spada. Perché quanto dicono le persone che ho citato evidenzia la loro confusione. Un artista, e mettiamoci pure il prete che dovrebbe occuparsi della via al paradiso, nel momento in cui entra nel campo relativo non può che comportarsi nel senso relativo: una volta parteggerà in un modo e poi capiterà di cambiare opinione. Non è detto che l’accesso all’illuminazione permetta di sapere quale partito votare, in quale modo educare i figli, come scegliere il partner per posarsi, quale sia il film da premiare. Non si può che ragionare e seguire il proprio buonsenso, tenendo conto che l’illuminazione non attiene al buonsenso e nemmeno al ragionamento. Un’opera d’arte, se viene dall’assoluto, non ha a che fare col ragionamento. Così il maestro, quando s’esprime da maestro, in modo assoluto e non concettuale, mentre in tutti gli altri casi agisce in base alla propria cultura e alla propria esperienza. E non è detto che sappia costruire le scuole e gli ospedali, per fare le quali è giusto che intervenga la protezione civile. É ovvio che un artista, pure se ha dipinto i quadri che hanno segnato un’epoca, al momento di prendere posizione politicamente lo farà in base alla condizione in cui si trova il proprio paese e secondo le proprie idee, che niente hanno a che fare con la sua intuizione artistica. Se poi, dopo trenta o cinquant’anni, gli storici stabiliscono che appoggiando un certo partito stava sbagliando perché non sapeva cosa avvenisse in Unione Sovietica, col senno di poi sono tutti buoni a giudicare. É molto importante che ciò sia compreso nella nostra scuola, non perché si debbano difendere gli artisti che hanno “sbagliato” politicamente, ma per aver ben chiaro che dal maestro di spada si va con la spada e dal maestro di poesia si va col libro di poesia. É proprio la ovvia semplicità che nessuno comprende: distinguere ciò che attiene all’assoluto da quanto attiene al relativo. Invece, pur essendo così semplice, i due piani vengono spesso, o quasi sempre, confusi. Va da sé che confondendoli, è tautologico, c’è la confusione. (Engaku Taino – 13 gennaio 2010).
(Grazie a Hokuzenko per la segnalazione)