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Il respiro delle (non) cose

Da Valentino Traversa riceviamo e volentieri pubblichiamo

Una bella poesia scritta, fresca fresca oggi, dal mio caro amico Paolo Paladini di Leverano:

IL RESPIRO DELLE (NON) COSE.

In ogni onda del mare
abita una storia
che si scrive e si cancella,

senza mai smettere
di appartenere al mare.

Respirano le “non cose”.
La vita fluisce così:

ogni esperienza,
ogni dolore
ogni gioia

divengono una piccola increspatura
che non sparisce mai davvero.

Piuttosto si dissolve
in “nuova cosa”
per trasformarsi.

Ricordo le onde
e mi pare che muoiano
giunte alla riva.

Ma se in quell’incessante
loro sciabordio
prendesse dimora
il modo che hanno
per continuare?

Un albero,
quando si offre al fuoco,
calore diviene;

quando egli
si piega nuovamente alla terra,
seme diventa.

Anche noi, così:
non ci spegniamo mai.

Piuttosto mutiamo,
ci allarghiamo

come cerchi sull’acqua
o come spirali di una conchiglia
che, passo passo,

si dirigono
verso l’imboccatura del mare.

A volte, però,
restiamo intrappolati
in uno specchio di livide riflessioni,

senza saperci più
ricavare l’uscita.

Intrappolati da
e nel nostro stesso cuore.

Ma il pianto, questo sì,
è solo una stanza.

Una tra le tante.

La porta
è sempre rimasta allo stesso posto,
aspettando di essere aperta
verso l’esterno,

verso il sole,
gli amici,
la spensieratezza,
l’allegria,

verso ciuffi di parole leggere
gettate a caso,
senza star troppo a pensare.

Ci sono momenti
in cui mi convinco di non avere niente,

di non essere niente.

Ma forse …

forse la serenità
non è un frutto da cogliere,

bensì un seme che cresce
sotto la pioggia e sotto il sole,
anche quando l’occhio del contadino
rimane distante a casa sua

e non se ne avvede subito.

Ospite allora mi scopro
di una cucina semplice,
dove il cuoco trasforma
tutto ciò che ha in ciò che manca.

La felicità,
i sorrisi,
si sviluppano all’istante
in un ventaglio di prato che
stornella al vento
vestito di mille profumi,

nonostante le pietre
e nonostante i sassi.

La pioggia cade sugli alberi vivi
e su quelli caduti,
sul bene e sul male,
senza scegliere mai.

Uno stormo di discepoli della Natura
impara poco alla volta
ad amare senza condizioni,

fedele alla propria gentilezza
anche quando le circostanze
sembrano sfidarlo.

Un fiore che sboccia nel deserto
non si domanda mai
se sia davvero quello
il momento più opportuno.

I petali

si aprono e basta,

genuini esecutori
di un atto di sublime cortesia

Mi convinco, allora,
che il segreto può essere davvero tutto qui:

non avere paura
di lasciar andare ciò che cambia.

poiché è stato qui,
nella stessa identica forma,
per tutto il tempo
che ha ritenuto di stare.

Nessun timore potrà dunque
accompagnare la fine.

Perché la fine è una mano semplice
pronta a guidarci
verso un altro disegno
di Esistenza.

Il nido
può diventare nuvola,

un piccolo soffio d’agata
può diventare fiume.

E io?
E noi?

Noi possiamo diventare altro,
senza per questo perdere traccia

di ciò che siamo stati,

finalmente immersi
in una bellissima danza
nella quale tutto diviene.

Grazie…

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