Questa volta si parte stretti nei tempi, in febbraio viene lanciato il cammino per sabato 23 marzo, il criterio è cercare una località facilmente raggiungibile e con caratteristiche particolari.
Mi viene in aiuto una conferenza cui partecipo in cui si racconta del riconoscimento (autunno 2023) come Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco ai Gessi e alle Grotte dell’Emilia Romagna (sette siti geologici in provincia di Reggio Emilia, Bologna, Ravenna e Rimini). Uno dei sito è il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, è lì che camminiamo partendo da Borgo Tossignano (in provincia di Bologna, sulle prime dorsali alle spalle di Imola). Il nostro percorso sarà l’Anello della Riva di San Biagio.
Alle otto di sabato arrivo da Reggio Emilia a Bologna, in stazione, a prendere Carla che giunge da Padova, in auto procediamo per Tossignano al bar Le Voglie dove ci incontriamo con Piero che viene da San Sepolcro. Gruppo ristretto, una buona colazione, nel bar panetteria pieno di vita e di accoglienza, peccato chiudano alle 14, non potremo tornarci al ritorno.
Si parte col cammino diretti a Tossignano, il paese vecchio in cima alla collina. Nel punto più alto, tra i ruderi di un castello osserviamo le valli verdeggianti, col verde lucente delle giovani coltivazioni, e i rilievi di gesso, con i cristalli che luccicano al sole. Scendiamo ai piedi della dorsale (quota 140 m) per poi salire su stretti e aerei sentieri, in tanti punti sullo spartiacque. Tra sali e scendi risaliamo diversi monti alti poco più di 450m. Un forte vento ci sbattacchia e fa sentire il suo canto rabbioso. Nei punti in cui si cammina sui cristalli di gesso sembra di essere su un tappeto di quarzi. Procediamo per quasi quattro ore prima di fermarci al Sasso Letroso, una piccola chiesetta con un poco di prato dove ci riposeremo e rifocilleremo. Da qui la via del ritorno a chiudere l’anello, questa volta non si segue la dorsale ma si procede in basso, con solo a tratti il rumore del vento. In due ore siamo al punto di partenza. Siamo stanchi e contenti: sei ore di cammino effettivo e poco più di seicento metri di dislivello.
Si cerca un bar, prima dei saluti. Ne troviamo uno nuovo e spazioso ma che differenza di atmosfera rispetto a quello del mattino, ci è facile il confronto e le considerazioni che ne nascono. Di altri cammini si parla, da quelli primaverili delle ternane a quelli dell’estate. Così, in tempi di guerra e di tempesta, si continua a mettere un passo dietro l’altro.
Paolo Shoju