Alla partenza ai Giardini del Frontone di Perugia, a questa marcia notturna e fortemente simbolica, siamo un migliaio: ragazzi, anziani, suore, frati, sindaci con la fascia tricolore. Ci sono gli stendardi e le sigle del popolo diffuso che in questi giorni e in questi mesi ha organizzato le proteste contro l’escalation militare: sindacati, Emergency, Acli, Arci, Udi, studenti universitari, Anpi. C’è il gonfalone della città di Perugia.
Una minoranza, qui, ma che dà gambe, voce e cuore a quella che è probabilmente la maggioranza degli italiani, che vuole al più presto la fine dei combattimenti. Ma i palazzi della politica parlano solo con la voce delle armi, senza provare a mettere neanche la metà dello stesso impegno in uno sforzo diplomatico.
Nella notte umida e fredda (fortunatamente non troppo) si cammina alla luce delle fiaccole, in un’atmosfera suggestiva e intensa. Il pensiero va a chi da un anno vive notti da incubo, tra allarmi antiaerei, senza luce e senza riscaldamento.
Questo corteo vuol essere una luce nel buio angoscioso della ragione che chiede: più armi, più armi…
Per fortuna è una serata mite, le persone che mi circondano hanno un sorriso limpido e composto, voci sommesse che non turbano il silenzio della notte Il corteo che muove verso Assisi è una forza serena, una manifestazione del pensiero nella forma più nobile. Un cammino silenzioso lungo 22 chilometri; giù dal capoluogo arroccato fino alla pianura umbra: Ponte San Giovanni, Bastia Umbria, fino alla città di San Francesco. Camminiamo dietro un grande striscione nero : “L’indifferenza è pericolosa! Fermiamo le guerre”.
Quando dopo circa cinque ore di cammino si giunge alla meta, ad accogliere la marcia per la pace, dopo l’ultimo chilometro in salita, è una Assisi inedita: silenziosa, buia e deserta. Il primo canto dei merli annuncia l’aurora e regala un anticipo di primavera. Le fiaccole, lunghe un metro alla partenza, ora sono ridotte a qualche decina di centimetri. Lo striscione arcobaleno si stende nella piazza Inferiore della basilica, poi, spente le torce, si entra per scendere alla tomba di San Francesco. C’è il custode del Sacro Convento di San Francesco di Assisi, padre Marco Moroni, ad accogliere i marciatori che silenziosamente, con le bandiere arrotolate, occupano la cripta. Riporto il breve augurio con il quale Padre Marco Moroni ci ha accolto:
“Sia pace negli occhi dei bambini che già troppo hanno visto e subito violenza. Sia pace nelle fantasie dei giovani e in chi ha il dovere di educarli. Sia pace nei cuori delle donne che aspettano notizie dei loro cari, sia pace in quanti coltivano un’esistenza fatta di egoismo e sono sopraffatti dall’odio. Soprattutto sia pace finalmente in coloro che portano nel cuore progetti di morte. Vinca la pace nei pensieri dei governanti di ogni nazione, degli aggressori e degli aggrediti, degli oppressori e degli oppressi, dei potenti e dei sottomessi. E possa ciascuno con saggezza creativa, con geniale intraprendenza, con tenacia costruttiva, con sacrificio infaticabile intuire e realizzare percorsi nonviolenti di riconciliazione e di pace».
Considerato l’orario, le difficoltà logistiche, le gambe, i polmoni e il cuore che servono per una manifestazione come questa, è un evento a cui sono orgoglioso di aver partecipato. Una marcia del genere ha certamente grande valore per chi partecipa ma è anche un evento per chiedere ancora una volta ascolto a una politica sorda, distratta e incosciente, che trovi il modo di imporre un cessate il fuoco, propedeutico a una conferenza di pace. I marciatori vogliono che l’Italia e l’Europa abbandonino la scorciatoia bellica, pericolosa e a senso unico.
Il cammino dei costruttori di pace non è finito. Prossimo appuntamento domenica 21 maggio, per l’edizione ordinaria, diurna della Marcia della pace Perugia Assisi.