Ci si lancia con i cammini brevi, il primo in Liguria, sabato 14 e domenica 15 gennaio 2023.
L’idea era di far base a Framura in un ostello poi, visto il numero ristretto dei partecipanti, ci accolgono nella depandance di casa loro Stefano Senshi e Simonetta, con grande vista sui colli e sul mare di Riva Trigoso e di Finale Ligure.
Paolo Dōchu arriva il venerdì sera in treno con un viaggio di 10 ore causa un suicidio sulla linea. Piero Zenka e io arriviamo in treno, con solo quattro ore di viaggio, a Monterosso il sabato mattina. Pierluigi e Stefano sono di casa nel levante ligure, si parte a camminare, tra sali e scendi, alla volta di Levanto con grandi panorami sulla costa e sui monti. A Levanto ci si riposa sulla passeggiata a mare, con focaccia e farinata, su lunghe sedute di pietra appoggiate a un grande muro che rimanda il tepore del sole che va e viene. Buon posto anche per un pisolino.
Si riprende alla volta di Bonassola su asfalto, percorrendo le gallerie storiche della linea ferroviaria, ora riservate a pedoni e cicli. Tra una galleria e l’altra il mare agitato e spumeggiante tra le alte pareti di roccia, mentre poche centinaia di metri prima, nella baia di Levanto, era placido e tranquillo.
L’ultima parte del cammino è verso Framura, di nuovo su e giù. Col sole ormai sceso, si arriva in stazione per prendere il treno per Riva Trigoso, dove ci fermeremo la notte. Pierluigi rientra a Genova, forse lo si rivedrà domenica, se il tempo tiene, ci dice. Il tempo non terrà.
Si cena in casa, con cucina del luogo (pansotti, torte di verdure e golosità varie), si parla della nostra storia e dei tempi attuali. C’è chi si sente un privilegiato a ricevere la pensione tutti i mesi mentre è ancora in forze e chi, seppure in forze, dopo oltre quarant’anni di lavoro, non la pensa proprio così.
Domenica mattina iniziamo con un periodo di zazen. Dopo una ricca colazione, si parte per una camminata nella mattinata, quando ancora non piove. Si percorrono le colline, devastate nel 2004 e 2016 da grandi incendi, Stefano e Simonetta ci raccontano di cosa successe e di come anche loro avevano dovuto lasciare la casa che era lambita dalle fiamme. Si cammina e si trovano ancora qualche albero di corbezzolo, con i rossi frutti che invitano, che buoni. Arriviamo sul monte Moneglia con un cielo coperto e grigio che non ci fa vedere l’appennino, mentre il mare non si nega. Tutti rientrano alla base mentre io proseguo tra mare e monti.
Così è andato il primo cammino d’inverno della nostra associazione. Un buon viatico per quel che ci attende, quanti passi ancora.
Paolo Shōju