30 Dicembre 2009
Alla radio ho sentito che fra i regali più ambiti di queste feste di fine anno ci
sono state le operazioni di chirurgia estetica. Una massima araba dice: “Si
mangia per sé ma ci si veste per gli altri”. Fino a poco tempo fa le persone
comuni tendevano a mostrarsi per come l’età ci fa cambiare: i capelli bianchi,
la pelle che s’inflaccidisce, le rughe che aumentano, e così via. Ora però,
siccome il progresso permette di modificare il proprio aspetto per renderlo più
gradevole, può essere giusto che, oltre a vestirsi bene, secondo quanto
indicano gli arabi, ci si sottoponga a delle operazioni di chirurgia estetica. In
effetti sono migliaia di anni che proviamo a modificare il nostro aspetto:
cambiando i denti, il colore dei capelli, usando gli occhiali e altri ritrovati
tecnologici. Io non mi sento di fare alcuna critica: ognuno faccia di sé quello
che crede meglio, per sé e per gli altri. Però, in questa sala di zen, si deve
capire da dove proviene la voglia di mostrarsi agli altri diversi da quello che si
è: è per noi, perché non ci piaciamo oppure vogliamo piacere agli altri?
Perché se viene da una confusione interiore di chi ha un’idea di sé che non è
quella giusta, cioè senza avere una conoscenza profonda, allora i
cambiamenti non basteranno mai, e ci sarà in continuazione bisogno di
aggiustamenti. Sicuramente è importante come ci presentiamo all’esterno e
giustamente gli arabi si preoccupano che sia bello e non ripugnante, come
sono belli gli alberi, i fiori, le nuvole nel cielo, le montagne. Però, solo la
brillantezza che proviene dalla scoperta della realtà che si è, permette al
nostro aspetto di essere sempre brillante. Essa è una brillantezza che pur
con un corpo vecchio e cadente può farci risplendere più di una stella del
cielo, proprio perché si è davvero una stella del cielo. Engaku Taino.
Grazie a Hokuzenko (Mario Nanmon) per la segnalazione.
Da poco più di un mese ho iniziato un programma di allenamento fisico per aumentare la flessibilità e per l’utilizzo integrale di tutto il corpo, un programma che promuove la “cultura del movimento”.
I segni del tempo sono incisi sul corpo e sulla mente di ognuno. Mi chiedo per chi sto facendo questa serie di esercizi. Sono sempre stupito del vedermi in fotografia diverso da come mi percepisco e vedo in uno specchio. Che poi, come trascendenza e immersione nel tutto si perda anche il corpo, non toglie che questa dimensione è quella che ci appartiene e ci sostanzia nel relativo.